Zolfo  Mercurio  Sale  Unione/Fissazione Secondo ciclo
   Estrazione dello zolfo

Quando l’acqua degli oceani, dei mari e dei fiumi, per opera del calore solare, si eleva nell’atmosfera sotto forma di vapore, per poi ricondensarsi in nube e ridiscendere come quella che conosciamo col nome di pioggia, avviene una vera e propria distillazione naturale.
Quando i fiori d’arancio, gli arbusti di citronella, le siepi di gelsomino o gli alberi di magnolia inebriano i nostri sensi emanando il loro profumo, la loro essenza durante la stagione estiva, avviene una vera e propria distillazione naturale.
Quando dopo una lunga corsa, uno stremante giro in bicicletta o una sauna al centro benessere ci ritroviamo madidi di sudore, anche in quel caso avviene una vera e propria distillazione naturale.
Ma cosa vuol dire distillazione? Distillare significa separare una sostanza volatile da una sostanza non volatile. Questo processo si può facilmente osservare nelle saline, dove l’acqua del mare viene raccolta in apposite vasche e fatta asciugare al calore del sole: l’acqua si volatilizzerà mentre la parte non volatile, il sale marino, rimarrà sul fondo delle vasche.
Se vogliamo estrarre lo Zolfo dall’amico Rosmarino, dovremo imitare lo stesso processo di distillazione usato dalla natura. A tal proposito ci serviremo di un sistema di separazione "ermetico" formato da un "mittente", ovvero un alambicco in cui andrà depositata la pianta, un "destinatario", cioè un imbuto separatore in cui verrà raccolto il distillato, e un refrigerante che fungerà da collegamento per i due recipienti nonché da sistema di raffreddamento(per ulteriori chiarimenti sull’assemblaggio dell’impianto di distillazione vai all’LABORATORIO).
A questo punto una domanda spontanea e legittima potrebbe essere: perché cominciare l’esperimento con l’estrazione dello zolfo e non del mercurio? In effetti non si tratta di una scelta arbitraria, diciamo che siamo soprattutto condizionati dalle caratteristiche dello zolfo. Se iniziassimo l’esperimento con l’estrazione del mercurio, processo che implica la fermentazione, gran parte dello zolfo si volatilizzerebbe, venendoci così a mancare l’olio essenziale. Inoltre, gli oli essenziali sono solubili in alcool etilico, ovvero in mercurio, una volta sciolti dunque risulta difficile separarli nuovamente. Pertanto, a meno di non essere interessati alla sola estrazione del Mercurio, è consigliabile cominciare sempre con l’estrazione dello zolfo se si vogliono osservare tutti i passaggi che segnano la scomposizione della materia.

Premettendo che la quantità di olio essenziale che andremo ad estrarre è legata alla percentuale contenuta nella pianta, ai fini del nostro esperimento raccoglieremo circa 5 kg di Rosmarino, meglio in aperta campagna, evitando i bordi delle strade. Della pianta prenderemo soltanto le sommità fiorite e le foglie, fino a raggiungere la quantità di 3 kg che depositeremo nell’apposito alambicco "mittente", dopo averle separate con cura dagli steli, che verranno eliminati. Se la capacità dell’alambicco non dovesse essere sufficiente per contenere tale quantità di Rosmarino, sarà possibile adattare all’impianto di distillazione una pentola a pressione di 4-5 litri, collegandola direttamente al refrigerante tramite un tubo di plastica dura che verrà applicato in sostituzione della valvola di sfiato. Nonostante si tratti di un adattamento prettamente casalingo e artigianale, durante la fase di montaggio dell’impianto sarà necessario porre attenzione al fatto che esso risulti completamente "ermetico". Se cosi non fosse, gran parte delle sostanze che vorremmo estrarre andrebbero perdute.

Una volta introdotta la pianta nel "mittente", verseremo dell’acqua piovana o di sorgente sopra di essa, fino a quando la terza parte circa del volume della pentola sia colma d’acqua. Nel caso la nostra pentola fosse di 4 litri, l’acqua da versare si aggirerà intorno ai 1300 ml circa. Ponendo nuovamente attenzione alla chiusura ermetica dell’impianto, nel quale nessuna perdita sarà presente ad eccezione della valvola di sfiato che si trova poco sopra il "destinatario"; dopo aver collegato perfettamente tutti i raccordi che mettono insieme i vari componenti dell’impianto, saremo pronti per accendere la fiamma, da attivare per mezzo del becco di Bunsen, collegato ad una bombola a gas. Sarà necessario, almeno durante le prime ore di distillazione, che l’acqua all’interno della pentola venga riscaldata per mezzo di un "Fuoco dolce", prestando particolare attenzione affinché il livello della temperatura aumenti gradualmente. In questo modo daremo alla pianta la possibilità di rilasciare, molto lentamente, la massima percentuale d’olio essenziale, che in presenza di un fuoco più forte andrebbe in parte bruciato. Quanto più lenta avverrà la separazione dello zolfo dalla pianta, tanto meno verrà compromesso il buon esito del lavoro. Di fondamentale importanza sarà per noi l’esser pazienti e il non avere fretta. Come dicono gli alchimisti, affrettarsi va bene, ma lentamente (Festina Lente).
Quando l’acqua all’interno della pentola si sarà riscaldata fino all’ebollizione, l’olio essenziale insieme al vapore d’acqua comincerà a passare attraverso il refrigerante e, grazie al contatto con una superficie fredda, entrambi si condenseranno fino a raccogliersi nel "destinatario".
Durante le quattro ore iniziali, controlleremo che la temperatura non superi gli 85°. In questa prima parte del nostro lavoro, nella fascia di temperatura che va dai 70° agli 85°, il Rosmarino cederà il suo pattern vibrazionale, il suo potere guaritore, all’acqua. Solitamente, a questo punto dell’esperimento, la colonna del termometro si stabilizza in un dato punto, fino a quando la pianta non sprigiona più olio. Quando il Rosmarino avrà finito di rilasciare tutta la sua essenza all’acqua, la temperatura ricomincerà a salire fino all’evaporazione di quest’ultima. Evaporando, l’acqua porterà con sé l’olio essenziale; grazie al contatto con la superficie fredda del refrigerante, si condenseranno, precipitando come distillato nel "destinatario".
Dopo circa 12 ore di distillazione continua la pianta avrà rilasciato tutto il suo olio misto all’acqua, che dovremo ancora separare e purificare. Per quanto riguarda la prima operazione, una parte dell’acqua potrà essere eliminata semplicemente aprendo il rubinetto dell’imbuto separatore (destinatario): questa, essendo più pesante dell’olio, uscirà per prima. Per eliminare dall’olio la restante acqua non percepibile a occhio nudo, ricorreremo invece ad una seconda distillazione, sostituendo alla pentola a pressione un pallone di vetro da due litri dove verrà versato il liquido misto. Come già detto in precedenza, con la distillazione è possibile separare una sostanza volatile da una non volatile, cioè un liquido da un solido. Questo processo serve anche per separare un liquido da un altro liquido, se questi hanno punti di ebollizione diversi. Ciò che risulta necessario, dunque, è conoscere il punto di ebollizione dell’olio di Rosmarino, quello dell’acqua sappiamo già che è a 100°. Nel caso non conoscessimo il punto di ebollizione del nostro olio, dovremo allora impegnarci a trovarlo, facendo salire, durante la seconda distillazione, la temperatura il più gradualmente possibile, molto lentamente. Quasi tutti gli oli essenziali, a parte qualche eccezione, sono più leggeri dell’acqua, pertanto al contatto col calore evaporano prima di essa. Se durante la distillazione il misto tra acqua e olio contenuto nel pallone di vetro comincerà ad alterarsi, a bollire, prima che la temperatura tocchi i 100°, sapremo con certezza che il punto in cui si ferma la linea del termometro sarà proprio il punto di ebollizione del nostro olio di Rosmarino. A questo punto non dovremo far altro che far evaporare tutta l’essenza fino a che l’olio non cessi di bollire. Il risultato sarà una certa quantità di olio essenziale nel "destinatario",e una certa quantità di acqua rimasta inalterata nel "mittente".
Se il punto di ebollizione dell’olio che ci interessa fosse più alto di quello dell’acqua, si attua il processo inverso: lasciando evaporare tutta l’acqua nel "destinatario", ciò che rimarrà nel mittente sarà l’olio essenziale.
Nel corso dei nostri esperimenti abbiamo scoperto che il punto di ebollizione dell’olio di Rosmarino è 98°, a un passo da quello dell’acqua. Data la vicinanza dei due punti di ebollizione, abbiamo dovuto prestare una particolare attenzione affinché la temperatura rimanesse ferma sui 98°, aspettando fino a quando l’ultima goccia d’olio non passasse nel destinatario. In questa fase del processo di distillazione, il controllo della temperatura richiede la nostra più viva presenza: sarebbe un vero peccato perdere tutto il lavoro per una svista o un colpo di sonno.
Dopo tre distillazioni possiamo dire di aver ricavato 5 ml di olio puro. Tra le caratteristiche degli oli essenziali ricordiamo che sono liquidi a temperatura ambiente, galleggiano sull’acqua, sono volatili, combustibili se separati completamente dall’acqua conservando l’odore caratteristico della pianta d’origine. Alla fine dell’estrazione si abbia l’accortezza di conservare il distillato in una boccetta di vetro scura, lontano dall’umido e dai raggi solari.
Siamo cosi giunti alla fase finale di questo primo passaggio rappresentato dall’estrazione completa dell’olio essenziale, cioè della parte volatile e più leggera dello Zolfo. La parte non volatile, il Sale dello Zolfo, verrà estratta più avanti, dopo la fermentazione e l’estrazione del Mercurio. Ma che cosa abbiamo potuto realmente constatare dall’inizio alla fine di questo esperimento dimostrativo? Sintetizzando, abbiamo osservato che nel pallone sono presenti i quattro elementi: la pianta rappresenta l’elemento Terra; al quale abbiamo aggiunto l’elemento Acqua. L’elemento Aria si libera con l’evaporazione del liquido, mentre l’elemento Fuoco è rappresentato dall’energia prodotta attraverso il Becco di Bunsen. In mezzo a tutto questo nasce un elemento quintessenziale: lo Zolfo, che costituisce soltanto un terzo dell’intera quintessenza.
Terminata questa prima fase, mettiamo il resto della "zuppa" a fermentare per l’estrazione del Mercurio.